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ZEN
Scuola buddhista nata in Cina nell'VIII secolo dalla corrente mahayana, o "grande veicolo", e diffusasi in tutta l'Asia orientale, in particolare in Giappone, dove assunse il nome con cui è nota in occidente, che corrisponde al cinese ch'an, derivato dal sanscrito dhyana, meditazione. In Cina il ch'an si suddivise in diversi orientamenti o scuole di pensiero ed ebbe il suo periodo di massima fioritura durante l'epoca della dinastia Song (926-1279). In Giappone, dove ebbe più successo, fu importato nel 1191 dal monaco Eisai (1141-1215) accostatosi alla scuola ch'an detta linchi (in giapponese rinzai). Un'altra scuola, chiamata ts'ao-t'ung (in giapponese soto) venne introdotta nel 1227 dal monaco Drogen. Privo di contenuti metafisici, il buddhismo zen di entrambe le scuole considera la prassi etica e la contemplazione "senza oggetto" i mezzi più validi per raggiungere l'"illuminazione", o "risveglio" (satori), e si fonda sulla convinzione che la saggezza possa essere trasmessa da maestro a discepolo solo attraverso un rapporto intimo e diretto. Le pratiche ascetiche e l'accento posto sul rafforzamento della volontà individuale resero popolari le pratiche zen tra l'elite samurai nel periodo Tokugawa (1603-1868), contribuendo alla formazione dell'ideologia della classe dirigente. Da allora lo zen (con le varie scuole di affinamento fisico e morale a esso collegate) non cessò di essere largamente seguito; come altre discipline orientali conobbe una vasta diffusione anche in occidente.